Ampullaria Gold, regina degli acquari
Tutti voi: 10067
Richiestissimo il POST su MrWebBit dell’Ampullaria Gold che gironzola per il mio acquario. Per questo motivo ho deciso di inserire un breve filmato di questi piccoli esserini.
Cenni di anatomia
Visto l’interesse che suscitano le numerose specie di lumache che abitano le nostre vasche, (introdotte volontariamente o meno), spero di fare cosa gradita e utile raggruppando in questo articolo informazioni e immagini che possano aiutarvi a riconoscerle e a gestirle senza inutili allarmismi, oltre a qualche cenno sulle lumache ben accette più note come ampullarie e neritine.
Non voglio annoiarvi ma mi sembra doveroso iniziare descrivendo almeno parzialmente l’anatomia di queste creature che vivono sulla terra da circa 500 milioni di anni! è la classe di molluschi che vanta il maggior numero di specie e per ovvie ragioni qui ne tratteremo solo una piccola parte.
Il termine gasteropodi deriva dal greco e significa ventre e piede.
Si distinguono tre sottoclassi: prosobranchi (in prevalenza marini), opistobranchi (per la maggior parte privi di conchiglia, provvisti di una sola branchia e in prevalenza marini), polmonati (in prevalenza terrestri e dotati del cosiddetto polmone).
Sono creature caratterizzate da un unico largo organo di movimento ben sviluppato costituito da una notevole massa muscolare che forma l’organo locomotore ed è rivestito da un’epidermide ricca di cellule mucipare. *(1)
Il corpo è caratteristicamente asimmetrico e molle; il capo differenziato con un paio di occhi spesso peduncolati e tentacoli retrattili; il sacco dei visceri contiene gli organi interni ed è contornato dal pallio o mantello, un tessuto che riveste il dorso e produce una conchiglia calcarea.eed è contornato dal palliol pallio o mantello, piega cutanea dorsale contornante il sacco viscerale il pallio o mantello, piega
Tipica di questi molluschi è la disimmetria, dovuta a torsioni e translocazioni di parti che cambiano anche molto profondamente la struttura.
Gli organi di senso sono rappresentati dagli occhi peduncolati, da organi statici, tattili, gustativi e olfattori.
La respirazione avviene per mezzo di uno o due ctenidi formati da un asse principale sul quale si inseriscono delle lamelle respiratorie (branchiole); negli esemplari adattati alla vita terrestre ed in alcune specie acquatiche assume funzione respiratoria la cavità palleale del mantello (polmone) oppure la cute.
I polmonati sono muniti di tentacoli simili ad antenne, fisse o retrattili, alla cui estremità possono essere posti gli occhi.
Si nutrono per mezzo della radula, posta all’interno della bocca, una sorta di lingua raschiante con piccoli denti chitinosi disposti in serie trasversali, a volte riuniti in piastre, che ripulisce perfettamente ogni superficie e in alcune specie è in grado di perforare la conchiglia delle prede.
Dal punto di vista delle esigenze alimentari, i gasteropodi possono essere vegetariani, carnivori e predatori.
Il sangue dei gasteropodi è leggermente colorato e, per esposizione all’aria, tende ad una tinta blu per la presenza di emocianina, che, dopo l’emoglobina, è il pigmento respiratorio più diffuso nel regno animale.
Protagonista la conchiglia
Elemento più caratteristico dei gasteropodi, anche se talvolta è assente, è la conchiglia dorsale unica, che si forma precocemente durante lo sviluppo dell’animale, prima come secrezione della ghiandola del guscio e, successivamente, dei bordi del mantello. Lo sviluppo secondario è in senso periferico e in spessore.
Unica di dimensioni variabili e varie forme, a spirale, elicoidale, patelliforme ecc… la colorazione è in genere bianca o per lo più cornea ed ambrata ma non mancano colorazioni forti e vivaci; può essere unicolore e, frequentemente, ad ornamenti a macchie, bande o striature disposte variamente.
Può avere uno strato interno madreperlaceo ed è costituita principalmente da carbonato di calcio (oltre il 90%).
La conoscenza della struttura di questa parte del corpo riveste notevole importanza, dato che spesso (come nel caso dei reperti fossili), la classificazione deve limitarsi proprio a considerazioni inerenti la forma della conchiglia.
Mediante torsione del sacco dei visceri si avvolge generalmente a spirale su un piano (vedi ad esempio planorbis) oppure a vite intorno a un asse allungato (esempio melanoides tuberculata).
In alcune specie è provvista di opercolo ventrale, una formazione discoidale cornea sottile oppure calcificata più spessa che, a corpo retratto, chiude la bocca della conchiglia permettendo all’animale di ritirarsi all’interno.
La conchiglia dei gasteropodi può essere avvolta a destra o a sinistra ed è quindi chiamata destrorsa o sinistrorsa. Per riconoscere la direzione di tale torsione bisogna disporre la conchiglia con l’apice rivolto verso l’alto e la bocca in basso verso chi la osserva; nelle forme destrorse la bocca sta a destra, in quelle sinistrorse a sinistra.
Consigli per l’allevamento
In genere le lumache sono una specie piuttosto adattabile ma per preservare al meglio le conchiglie che, come abbiamo visto sono costituite da carbonato di calcio, è senz’altro preferibile allevarle in acqua mediamente dura e PH alcalino e integrare la dieta con alimenti ricchi di calcio; errati metodi di allevamento possono provocare deterioramenti al guscio e patologie.
Se il PH è troppo basso potete fare in modo di aumentarlo, avendo però l’accortezza di procedere in maniera graduale, aggiungendo all’acqua prodotti contenenti carbonato di calcio, quali conchiglie, guscio d’uovo o ossi di seppia a pezzetti o in polvere; in vendita si trovano biocondizionatori per l’aumento del PH e/o la durezza carbonatica, appositamente studiati per specie che prediligono acque dure.
Se l’acquario è dedicato ai gasteropodi non c’è nessun problema, ma, se fosse popolato da altre specie, accertatevi che le modifiche ai valori non siano controproducenti.
Alcune specie (come ad esempio le neritine) possono uscire dalla vasca, per questo motivo sarebbe opportuno scegliere acquari muniti di coperchio.
Neritina zebra con sfaldatura sul guscio
Neritina zebra con guscio seriamente danneggiato
Utilità o problematiche in acquario
Prima di tutto vorrei sfatare la convinzione che introdurre dei botia in acquario possa risolvere definitivamente il problema delle lumachine infestanti, infatti non tutte le specie si nutrono di lumache e spesso lo fanno solo quando sono giovani.
Inoltre quasi sempre la scelta ricade sul diffusissimo chromobotia macracanthus (meglio conosciuto come botia pagliaccio) che, pur essendo un pesce molto bello e particolare, è decisamente ingombrante e vivace, necessita di vivere in gruppo con i propri simili e da adulto raggiunge dimensioni tali (intorno ai 30 cm.) che dovrebbero scoraggiarne l’acquisto per vasche inferiori ai 300 litri.
Un’altra specie che si nutre di lumachine è il genere pesci palla, ma anche in questo caso non si tratta di pesci da acquistare con leggerezza, dato che hanno esigenze particolari, alcuni, come il tetraodon biocellatus, necessitano di vivere in acqua salmastra; in genere sono pacifici da giovani ma di indole territoriale e/o aggressivi in età adulta.
Di conseguenza l’introduzione troppo avventata di questi pesci in vasche inadatte, al solo scopo di debellare le indesiderate lumachine, apporta più svantaggi che vantaggi (dalla padella nella brace).
Chromobotia macracanthus
La seconda leggenda metropolitana è che tutte le lumachine divorino le piante, la maggior parte infatti è detrivora, si nutre cioè dei detriti (resti di cibo) che si accumulano sul fondo dell’acquario, sugli arredi e sulle piante, oltre ad alcuni tipi di alghe, foglie malate o in decomposizione e contribuisce a tenere pulite le pareti della vasca.
Certo si tratta di animali molto lenti e spesso minuscoli, quindi per completare il lavoro di pulizia necessitano di parecchio tempo, ma la pazienza è la virtù dei forti e non possiamo pretendere di delegare la completa pulizia dei vetri a lumache o pesci fitofagi, di conseguenza il grosso del lavoro spetta a noi, periodicamente, con l’aiuto delle classiche calamite o un semplice batuffolo di ovatta filtrante (lana di perlon).
Comunque se le foglie delle vostre piante risultano rovinate aspettate a puntare il dito sulle lumachine, il colpevole potrebbe essere qualcun altro ad esempio l’amato ancistrus.
Tra le specie di gasteropodi più comuni che realmente danneggiano le piante troviamo:
Marisa cornuarietis
Pacifica e allevabile similmente al genere ampullaria (ma non esce dall’acqua), si nutre di qualsiasi cibo di origine vegetale oltre ad alghe e detriti; ne è sconsigliata l’introduzione in vasche piantumate perché pare riesca a mangiare piante coriacee come anubias e microsorum;
Lymnaea stagnalis
Robusta e adattabile, in natura vive in acque stagnanti o con corrente debole, si nutre di
piante acquatiche e foglie di insalata; da non confondere con la specie physa, piuttosto simile,
ma da cui si differenzia per la parte terminale del guscio più allungata e appuntita .
Pachychilus
Specie detrivora e fitofaga ma grande divoratrice di piante, si trova raramente in commercio.
A mio parere le lumache sono creature interessanti, utili e alcune specie molto belle a vedersi, vuoi per la forma tonda della conchiglia delle specie denominate “apple snails”, vuoi per i colori sgargianti o per la pigmentazione suggestiva del guscio come quello delle physa.
Per tenere sotto controllo la popolazione in genere è sufficiente mantenere una corretta gestione della vasca, riassumibile in tre semplici regole che vi eviteranno anche di cadere in altri errori molto comuni:
– pochi pesci e molte piante
– cambi parziali regolari e non troppo distanziati
– somministrazione controllata di cibo
quest’ultimo punto è fondamentale dato che la proliferazione è strettamente collegata all’eccesso di cibo che hanno a disposizione.
Metodi per il controllo della popolazione
Se proprio il loro numero è sfuggito al nostro controllo e vogliamo eliminarne una parte, vediamo insieme qualche consiglio utile sfruttando metodi poco invasivi.
Allo scopo di debellarle si trovano in vendita vari lumachicidi ma io non sono favorevole all’utilizzo, prima di tutto perché si tratta di prodotti chimici e c’è sempre il rischio di danneggiare altri ospiti, come ad esempio caridine e neocaridine ed alcuni pesci che vivono sul fondo, poi perché ci sono altri metodi naturali/biologici da valutare prima di ricorrere a quelli drastici:
in primo luogo la prevenzione.
Una misura preventiva utile è quella di ripulire accuratamente le piante acquistate prima di introdurle in acquario, dato che sono il principale veicolo di trasmissione in quanto le uova possono essere attaccate alle foglie o alle radici.
Eventualmente si può procedere con una blanda disinfezione immergendo le piante per 5 minuti in una soluzione di allume di rocca (reperibile in farmacia), nella dose di un cucchiaino da caffè in 1 litro di acqua, risciacquando poi a lungo sotto acqua corrente.
Se siete già nella fase in cui le lumache sono decisamente in sovrannumero, con un po’ di pazienza potete rimuoverne una parte manualmente, oppure potete attrezzarvi con delle esche, costituite da fetta di patata o zucchina adagiate sul fondo e ancorate in modo che non se ne vadano a spasso per tutta la vasca, da lasciare per qualche ora o meglio per tutta la notte. Se la trappola ha funzionato al mattino dovreste ritrovarla coperta di lumachine con la pancia piena.
Melanoides tuberculata su una fetta di patata.
Al posto della verdura potete utilizzare anche dei piccoli pezzetti di carne (dipende dalle preferenze alimentari della specie che vogliamo catturare), ma ricordatevi di eliminarli dopo poche ore per evitare di inquinare l’ambiente.
In commercio si trovano delle trappole già pronte all’uso contenenti una compressa che le attira all’interno ma impedisce di uscirne; non le ho mai provate quindi non ne conosco l’efficacia.
Un’ultima considerazione per quanto riguarda l’eventuale intasamento del filtro a causa del loro ingresso.
Ad ogni manutenzione periodica del filtro esterno mi capita di trovarne alcune di diverse dimensioni (soprattutto planorbis o melanoides) e provvedo a rimuoverle ma, dopo anni che possiedo acquari, posso affermare che non mi è mai capitato di avere problemi relativi al funzionamento del filtro direttamente correlati alle lumachine.
Identificazione
(Relativa alle tre specie più diffuse in acquario)
Melanoides tuberculata (Fam. Thiaridae)
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La melanoides tuberculata ha una particolarità che la rende molto utile in acquario, infatti previene la formazione di zone anossiche *(2) smuovendo il materiale di fondo e favorendo gli scambi gassosi.
Si tratta di una specie molto pacifica principalmente notturna ma non è raro vederla scalare le pareti dell’acquario anche di giorno o uscire allo scoperto pochi minuti dopo aver somministrato del cibo.
Le melanoides possono aiutarci a capire se qualcosa non va nella qualità dell’acqua perché in questo caso tendono a salire verso la superficie.
Recentemente è stata oggetto di studio, anche in relazione al particolare sistema riproduttivo, in quanto sta invadendo l’isola di Martinica.
I ricercatori hanno scoperto una quantità di variazioni genetiche particolarmente significative per la storia naturale di una specie.
Physa (Fam. Physidae)
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Planorbis (Fam. Planorbidae)
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Piccola planorbis. Notare le dimensioni a confronto con la foglia di vallisneria e lemna minor
LE LUMACHE INTRODOTTE VOLONTARIAMENTE
Il genere ampullaria
Specie originaria del centro-sud America. In natura si trova in una vasta tipologia di ambienti acquatici: laghi, paludi, fossati ma soprattutto in fiumi a corso lento del bacino amazzonico con ricca vegetazione e fondo fangoso.
Le specie di ampullaria (pomacea) facilmente reperibili sono:
– pomacea bridgesii
– pomacea canaliculata
– pomacea paludosa (specie più rara)
– marisa cornuarietis
La più conosciuta e diffusa è la pomacea bridgesii, il cui colore del guscio varia dal caratteristico giallo intenso al marrone, anche se negli ultimi anni sono presenti sul mercato varietà più rare blu e bianche. La conchiglia ha 5-6 spire e misura da 4 cm. in larghezza a 6,5 cm. circa in altezza.
Al contrario della maggior parte delle lumache questa specie non è ermafrodita ma unisessuata (sessi distinti); piuttosto facile da riprodurre, depone le uova a grappolo poco sopra il livello dell’acqua, la schiusa avviene dopo 18-40 giorni e le piccole lumachine sono autonome e in grado di nutrirsi da sole.
L’apparato respiratorio di questa specie è caratterizzato dal possedere polmone e branchie, ciò permette all’animale di vivere in acque povere di ossigeno nonché sopravvivere a periodi di siccità. Utilizzando il sifone *(3) è in grado di respirare anche rimanendo sommersa.
Può capitare di vederle galleggiare, questo avviene se hanno molta aria nel polmone, oppure che rimangano inattive per parecchio tempo. Non è detto che ci sia qualcosa che non va, ma è necessario controllare se reagisce toccandola e annusarla.
In caso di morte, (dall’odore che emana ve ne accorgerete sicuramente), occorre rimuoverla immediatamente dalla vasca perché, anche a causa delle dimensioni, il cadavere può incidere fortemente sull’inquinamento.
Se dobbiamo introdurle in acquari con piante è senz’altro preferibile che la scelta ricada sulla bridgesii perché le altre potrebbero danneggiare la vegetazione.
L’alimentazione non è un problema, potete somministrare il mangime per pesci, quello specifico in compresse per pesci che si nutrono sul fondo, vegetali freschi, zucchine e piselli (sbucciati) sbollentati per una decina di minuti, ma ricordatevi di eliminare prontamente i resti non consumati.
Le ampullarie sono anche necrofaghe, dato che non disdegnano banchettare con i resti di esemplari che popolano i nostri acquari.
E’ consigliabile mantenere il PH tra 7 e 8 e la temperatura tra 20° e 26°.
Ampullaria gold (pomacea bridgesii)
Di seguito un’immagine che mostra come riconoscere le specie di pomacea dalla conchiglia.
Il genere neritidae
Neritina zebra
Questa specie ha sessi separati anche se il dimorfismo sessuale non è evidente, la più nota è la neritina zebra dal caratteristico guscio zebrato, di origine sudamericana, (la nataliensis ha invece origini africane), ottima detrivora e a mio parere la miglior mangiatrice di alghe (tranne quelle azzurre).
La conchiglia delle neritine è semisferica spessa e resistente, le spirali sono appena accennate, l’opercolo è presente.
Per l’allevamento è consigliato mantenere un PH tra 7 e 8, temperatura tra 20 e 28°;
i consigli per l’alimentazione sono gli stessi che abbiamo visto per le ampullarie.
Vivono sia in acque dolci che in acque salmastre ma in acqua dolce le uova non si schiudono; la femmina depone ovunque numerose piccole capsule bianche, facilmente visibili (Figura 4) e praticamente incollate alle superfici, per toglierle dai vetri uso le unghie, dai legni ho rinunciato da tempo ….
Neritina zebra intenta a ripulire le pareti della vasca
Uova di neritina visibili nell’incavo del legno
Clithon corona
Appartenenti al genere neritidae le clithon corona sono poco conosciute rispetto alle zebra, sono più piccole dato che la conchiglia raggiunge al massimo i 2 cm. e le spirali sono pressochè assenti. La colorazione è marrone o a bande gialle/nere e presenta visibili protuberanze simili a corna.
Clithon corona. Visibili le protuberanze sul guscio simili a piccole corna
Planorbarius corneus
Presente in tutta Europa e in molte zone dell Asia occidentale, in corsi d’acqua e stagni con corrente debole e abbondante vegetazione.
E’ una specie molto particolare, la colorazione può variare sui toni del rosso, più accentuati negli esemplari giovani; la conchiglia è sinistrorsa con spire ben visibili.
Specie vegetariana, si nutre di detriti vegetali in marcescenza e di alghe, in natura possono trascorrere parecchio tempo immerse negli strati fangosi degli ambienti palustri in cui vivono.
Se non vengono nutrite correttamente possono danneggiare i germogli delle piante.
Planorbarius corneus
Glossario:
*(1) che producono muco secreto per esocitosi;
*(2) causate da fondo che si compatta troppo e impedisce lo scambio di
ossigeno con le zone vicine; il materiale più a rischio di zone anossiche è quello di
granulometria molto fine o la sabbia;
*(3) particolarità anatomica per la respirazione di aria atmosferica, formata da una ruga della
cavità del manto, nella parte sinistra del collo e difficilmente visibile quando non viene
utilizzato.